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1969/79 - I PARTE - FILIPPO MARIA PANDOLFI - già Vice Presidente della Commissione europea
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Le prime difficoltà applicative del trattato CEE, che, abbiamo visto, hanno occupato una parte importante degli anni '60, si concludono con un momento di unificazione e di rilancio: è la Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dei sei, che si riunisce all'Aja, i primi di dicembre del 1969. Era avvenuto qualche mese prima un grande cambiamento nella politica francese: il referendum di aprile dà un esito negativo per Charles De Gaulle, il quale si ritira dalla Presidenza della Repubblica. Gli succede Georges Pompidou che aveva un atteggiamento molto più flessibile nei confronti di questioni oramai sul tappeto dell'Europa. La Conferenza dell'Aja è molto importante per tante ragioni: sistema definitivamente il finanziamento della Politica Agricola Comune; sistema la questione delle risorse proprie della Comunità; apre la strada al negoziato, e questo è fondamentale, con 4 paesi: tre di questi entreranno nella Comunità Europea nel 1973. Ma apre la strada nella considerazione di problemi nuovi, ad esempio, la grande questione monetaria che si apre con la crisi dell'inizio degli anni '70 e dall'altra parte già un primo barlume di cooperazione politica. Ma la cosa importante è che a partire da quel momento risulta sempre più chiara la vera realtà dell'Europa comunitaria, stabilita dai trattati di Roma, in particolare dal trattato CEE. Che cos'è questa Europa comunitaria: è un modello assolutamente inedito nella storia dei sistemi istituzionali e delle associazioni fra gli Stati. E' l'insieme di due fondamentali elementi: il primo è l'attribuzione ad un'entità sovranazionale e a istituzioni sovranazionali, di poteri originariamente appartenenti alla sfera delle sovranità nazionali; il secondo elemento è, invece, il mantenimento di competenze condivise tra Stati e istituzioni comunitarie, con la regola, però della condivisione di obiettivi comuni e della cooperazione per la realizzazione migliore degli obiettivi comunitari. Questa nuova entità, così inedita nella storia delle istituzioni internazionali, è destinata a crescere e ad affermarsi nel corso degli anni '70 e ci sono in gioco tre grandi fattori evolutivi. Il primo è il numero dei paesi che appartengono alla Comunità Economia Europea, è l'allargamento, il processo di allargamento. Il secondo elemento è il rafforzamento istituzionale e il terzo, infine, sono le politiche nuove che si realizzeranno. E ci sono tre regole che disciplinano in qualche maniera l'avanzamento della Comunità Economica Europea: la prima è quella dei trattati. Evidentemente a un certo punto si fa un nuovo trattato, ma questo avverrà soltanto negli anni '80 con l'Atto Unico Europeo, che per altro consentirà di raggiungere l'obiettivo storico,1992,della realizzazione piena del grande mercato. La seconda regola è una regola scritta nel trattato CEE, all'articolo 135, che oggi è diventato articolo 308 nel Trattato sulla Comunità europea. Cosa dice questo articolo: quando un'azione della Comunità risulti necessaria per raggiungere uno degli scopi della Comunità, senza che il Trattato abbia previsto i poteri di azione a tal scopo richiesti, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione, e dopo avere consultato il Parlamento europeo, prende le disposizioni del caso. Nascono la politica della ricerca, la politica dell'ambiente, la politica della coesione economica e sociale. Ma c'è una terza regola finale che è l'integrazione differenziata. È la grande lezione che sarà poi fatta propria da Jacques Delors, personaggio chiave nell'evoluzione dell'integrazione europea: l'Europa cammina a cerchi concentrici, l'Europa cammina a diverse velocità. Se dovessimo aspettare che tutti siano pronti, ci fermeremmo per sempre, c'è qualcuno che avanza e aspetta gli altri che arrivano. Questa politica sarà poi consacrata nel Trattato, ma molto dopo, ad Amsterdam, con la politica delle cooperazioni rafforzate.
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