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1998/1999 – LA CRISI DELLE ISTITUZIONI - ROMANO PRODI - già Presidente della Commissione europea
Nella primavera del 1999, quando vengo chiamato all'unanimità al ruolo di presidente della commissione europea, le istituzioni europee si trovano in una situazione paradossale. In fondo l'Europa aveva avuto quasi cinquant'anni di grande successo, aveva organizzato pace, sviluppo, in un continente che prima era sempre stato diviso e pieno di tensioni. Eppure, nonostante questo, le istituzioni europee erano davvero in crisi. Vi era stata una dimissione collettiva da parte di tutti i componenti della commissione e nessun paese voleva assumersi la responsabilità di spingere in avanti il processo di integrazione europea. Si dice la mancanza di grandi leader che fossero in qualche modo legati all'Europa e altre ragioni. Io mi trovo con la necessità di ricostruire, di aiutare la ripresa di questo processo politico.
Nel vertice di Berlino del marzo 1999, mi viene dato l'incarico e l'incarico è proprio quello di ricostruire una strategia chiara, per lo sviluppo delle istituzioni europee, cominciando dalla riforma della commissione, cioè dell'organo principale di governo europeo e in secondo luogo una strategia per l'allargamento della Unione. Non dimentichiamo che era caduto il Muro di Berlino e diversi paesi dell'Europa Centro -orientale avevano fatto domanda di diventare membri dell'Unione. Occorreva dare una risposta politica, ma questa risposta politica non poteva essere data se non si riformava, se non si rendeva più efficiente la commissione europea. E quindi occorreva un'agenda nuova, occorreva riorganizzare il cammino delle istituzioni europee e le regole con cui si prendevano decisioni.
Ecco, questo era il compito che veniva affidato alla commissione europea nella primavera del '99. Questo significava riorganizzare punto per punto tutte le procedure, i modelli decisionali, i rapporti fra la commissione europea e gli stati europei e soprattutto vedere se era possibile dare, non solo attuazione pratica all'Euro, che era stato già deciso negli anni precedenti, ma se era possibile anche riprendere il cammino dello sviluppo di un continente che era entrato in una profonda crisi soprattutto se paragonato alla dinamica dell'economia americana e ai nuovi eventi che stavano accadendo in Asia, soprattutto in Cina e in India. Ecco allora questa difficile contingenza di un'Europa che aveva grandi compiti ma che le circostanze avevano ridotto a un livello di credibilità minimo. Quindi il compito difficile che è stato dei mesi preparatori all'entrata in vigore, all'entrata in potere della commissione, quello dei rapporti con i diversi paesi, i diversi governi, per cercare i commissari più adatti alle nuove funzioni, per cominciare a creare un gioco di squadra che costruisse la coesione necessaria per raggiungere quegli obiettivi così importanti. Sono stati mesi preparatori ma anche mesi di grandissima intensità e anche forti a un livello emotivo, proprio perché bisognava di nuovo dare coraggio non solo ai politici, ma anche ai funzionari, ai dirigenti, a tutti coloro che vivevano nell'ambito delle istituzioni europee.
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