L'Euro, quindi la moneta dell'Unione europea, o di un numero crescente di Stati dell'Unione europea, è gestita dalla Banca Centrale Europea ed è la punta dell'iceberg, di un iceberg che si chiama Unione Economica e Monetaria. Voi vedete in questo termine che c'è il concetto di Unione, che è abbastanza ovvio; c'è l'aggettivo "monetaria" e l'Euro lo incarna; ma c'è anche l'aggettivo "economica", il che significa che c'è l'ambizione, l'aspirazione, in gran parte la realtà, già, di avere contemporaneamente una Unione delle economie, delle economie come sistemi produttivi, come attività delle imprese, dei consumatori, come i mercati dei beni, dei servizi, dei capitali e una Unione monetaria. È una cosa molto solida, molto grande, molto importante, ma che richiede un'attenzione grandissima per evitare di ricreare a livello europeo quei malanni economici e monetari che tante volte ci sono stati a livello nazionale. Si è visto che la Banca Centrale Europea è nata solida, protetta da garanzie di indipendenza rispetto a pressioni del potere politico. Ma questo non basta: si è pensato che anche i bilanci pubblici, i bilanci dei singoli Stati membri, dovessero, se i loro paesi volevano entrare nell'Euro, assoggettarsi a regole di disciplina. Nella Unione economica e monetaria, il cui fondamento è il Trattato di Maastricht del 1991-92, i paesi devono rispettare delle regole di bilancio. In particolare si sono impegnati a far sì che i propri disavanzi pubblici, cioè l'eccesso della spesa pubblica, rispetto alle entrate pubbliche, cioè alle tasse, questo disavanzo, questo deficit, non superi annualmente il 3% del Prodotto Interno Lordo, cioè della nuova ricchezza che viene prodotta con l'attività produttiva nel paese. Questo 3% è diventato quindi una cifra al centro di molta attenzione, di molte tensioni, alle volte di molte polemiche. È tanto o è poco? Per darvi un'idea, l'Italia, prima di far parte dell'Unione economica e monetaria, aveva spesso viaggiato, anno dopo anno, su disavanzi pubblici che erano del 10, del 12, del 15% del Prodotto Interno Lordo. Uno potrebbe dire, ma che bella epoca, si poteva largheggiare un po’ di più. Attenzione, un disavanzo pubblico così grande significa, in realtà, una cosa crudele, e cioè che le spese dell'oggi, si finanziano non con tasse fatte pagare nell'oggi, ma creando debito, debito che si mette sulle spalle delle generazioni future, dei nostri figli e nipoti, che avranno poi una vita con le mani legate, perchè i loro Stati dovranno rimborsare il debito accumulato dai loro genitori e nonni. Qui vediamo, lo dico fra parentesi, come l'Unione economica monetaria europea, che sembra una cosa di mercato, di banchieri, di tecnocrati, ha anche un profondo significato etico e civile, ha imposto, e gli Stati hanno accettato di farsi imporre, una nuova etica di rispetto delle generazioni future. Ho voluto dedicare qualche minuto a questo aspetto che di solito non si discute, ma quando voi leggete, sentite i dibattiti, riuscirà l'Italia, riuscirà la Germania a stare dentro il 3% ecco, ricordiamoci, ricordatevi che dietro queste cose sta anche un rispetto nella convivenza civile. È uno dei casi in cui l'Europa non solo ha integrato i vari paesi, ma li ha anche trasformati, io credo, per il meglio.
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