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1947/49 - FILIPPO MARIA PANDOLFI - già Vice Presidente della Commissione europea
La storia dell'integrazione europea è parte essenziale della nostra storia, delle generazioni immediatamente precedenti, ma anche di questa e di quelle future. Secolo ventesimo, due mezzi secoli di segno opposto e contraddittorio. La prima metà del secolo caratterizzata dalle inimicizie europee, dalle due guerre mondiali, la seconda aggravata dagli impulsi autoritari e totalitari. La prima parte del secolo vede l'Europa che semina difficoltà, disordine, guerra nel mondo. La seconda metà del secolo è di segno diametralmente opposto. Dopo le rovine della guerra la riconciliazione, la pace, la costruzione, la solidarietà, un destino condiviso. Questo è il processo dell'integrazione europea. L'ideale europeo è un ideale che ha delle radici anche prima della fine della seconda guerra mondiale: pensiamo all'Italia, ai movimenti federalistici, pensiamo ad Altiero Spinelli, al manifesto di Ventotene del 1941. Erano gli anni di liceo per me, gli anni della guerra e della resistenza, avevo un professore che era appassionato di Benedetto Croce, leggemmo molto del Croce, Storia d'Europa del secolo XIX, scritta nel 1932, alla vigilia della presa del potere da parte di Hitler in Germania, nel decennio della rivoluzione fascista del 1922. Ebbene il Croce parla già del germe di una nuova nazionalità europea e dice una frase bellissima che ricordo a memoria, l'ho ripetuta tante volte: "A quel modo che or sono 70 anni, un napoletano dell'antico regno e un piemontese subalpino si fecero italiani, non rinnegando l'esser loro anteriore, ma innalzandolo e risolvendolo in quel nuovo essere; così e francesi e tedeschi e italiani e tutti gli altri si faranno europei e i loro pensieri indirizzeranno all'Europa e i loro cuori batteranno per lei, come prima per le loro patrie più piccole, non dimenticate già, ma meglio amate". Ma guardiamo al dopoguerra, il dopoguerra comincia già con una scena molto mossa, cala di nuovo qualche incubo sull'Europa appena liberata dalla guerra. Parliamo della guerra fredda: 1946. Nel marzo Churchill pronuncia il celebre discorso a Fulton nel Missouri, dove dice “E’ calata sull'Europa una cortina di ferro, nostro dovere è di fare scudo alle innumerevoli case degli uomini, contro due gigantesche macchine da preda: la guerra e la tirannide”. Cominciano le prime associazioni dei paesi europei, pensiamo all'OECE, l'Organizzazione di cooperazione economica di 18 paesi che rispondono all'invito americano e al piano Marshall del 1947-48. Poi abbiamo già un primo schema di autodifesa collettiva, il Trattato di Bruxelles del marzo del 1948, solo 5 paesi: Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Lussemburgo, non c'è ancora la Germania, non c'è ancora l'Italia. L'UEO nasce allora, con una storia che sarà poi lunga a e interessante. C'è la conferenza dell'Aja, la quale raduna i movimenti federalisti, con l'idea già di elezioni per un'Unione europea, ma la cosa si fermerà presto. C'è poi una cooperazione europea, senza integrazione: il Consiglio d'Europa, la Convenzione dei diritti dell'uomo del 1950 a Roma. Ma la strada vera dell'integrazione sarà diversa, comincerà altrove. Comincerà un anno dopo, nel 1950. La strada partirà da una scelta preliminare, l'opzione di mercato, nel primo dopoguerra si presentano coloro che pensano a un'Europa associata o integrata, si presentano diverse possibilità. Le chiamiamo, appunto, diverse opzioni: la prima fase presenta opzioni alternative, ma tende ad emergere la scelta dell'opzione di mercato, che sembra la più riduttiva, la meno impegnativa, anche se avrà invece in sé un'immensa capacità di sviluppo. Stiamo per arrivare alla decisione del 1950, l'idea di creare un mercato comune del carbone e dell'acciaio, l'idea di riconciliare Francia e Germania per questa via, l'idea di aprirsi agli altri paesi e di precorrere quella che sarà poi la decisione del '57 di avere una propria Comunità Economica Europea
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