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1969/79 - III PARTE - FILIPPO MARIA PANDOLFI - già Vice Presidente della Commissione europea
Stiamo percorrendo ancora la storia dell'integrazione europea nel decennio degli anni '70. Questa volta guardiamo questa evoluzione sotto il profilo del rafforzamento istituzionale. C'è un primo fatto che va sottolineato: cresce la forza rappresentativa del Parlamento europeo: la decisione del 1976 è l'atto deciso dal consiglio della CEE sull'elezione a suffragio universale e diretto dei membri del Parlamento europeo, la prima elezione del Parlamento europeo a suffragio universale e diretto avverrà, come è noto, nel giugno del 1979. L'evento è estremamente importante, perché per la prima volta nel Parlamento europeo siedono persone direttamente elette dai cittadini. È quindi in grado di interpretare meglio la opinione pubblica europea e in qualche maniera di saldarla al processo di sviluppo delle istituzioni dell'Europa comunitaria. Vorrei ricordare un particolare: due anni prima dello svolgimento delle elezioni del Parlamento europeo a suffragio universale e diretto, io ebbi la fortuna di conoscere Margaret Thatcher. Non era ancora Primo Ministro, lo sarà a partire dal maggio del 1979, venne tuttavia in Italia due anni prima, per preparare un po' il terreno politico alla presenza nel Parlamento dei deputati conservatori britannici. Ho avuto l'onore di avere con lei una cena a nome del Governo italiano, ma l'incontro, di cui lei parla nelle sue memorie, tra l'altro, fu molto interessante, perché mi permise di capire quale poteva essere il contributo, anche della Gran Bretagna all'integrazione dell'Unione europea. Certo con le difficoltà di un personaggio come la Thatcher, negli anni '80, ma anche con un grande vantaggio: la Thatcher era convinta che il grande mercato si sarebbe realizzato anche con la strada della liberalizzazione, della deregulation e questa sarà esattamente una delle componenti forti, dei progressi che ci porteranno al Mercato Unico nel 1992. Le istituzioni: sono fondamentalmente basate su un quadrilatero istituzionali. Sono 4 istituzioni fondamentali: abbiamo il Parlamento europeo, che acquisterà via via poteri legislativi importanti; il Consiglio, che è il rappresentante dei governi, che hanno un potere legislativo essenziale; la Commissione europea, organo di salvaguardia dei Trattati, monopolio dell'iniziativa legislativa, custode quindi, del destino della realizzazione dell'integrazione europea; infine, la Corte di giustizia, che presidia il diritto comunitario. Poi abbiamo istituzioni collaterali, la Corte dei conti, oggi la Banca centrale europea, e poi organi consultivi come il Comitato economico e sociale e poi il Comitato delle Regioni. Ma la cosa interessante da notare negli anni '70 è che accanto al quadrilatero istituzionale comincia ad emergere una nuova realtà, che non è ancora un'istituzione, bisognerà attendere in pratica gli anni 2000 perché ci sia un riconoscimento istituzionale formale a questa nuova entità. Si tratta del Consiglio europeo, che a partire dal 1975 riunisce periodicamente i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri della Comunità europea e poi dell'Unione europea e che è un organo non legislativo, ma di alto indirizzo e di iniziativa politica. È questo un punto capitale dell'evoluzione istituzionale che abbiamo negli anni '70. Ma non potrei terminare questa parte senza ricordare il ruolo della Corte di giustizia delle Comunità europee, come si chiamava allora. La Corte di giustizia ha avuto un grandissimo ruolo, quello di formulare alcuni principi cardine dell'ordinamento comunitario. Ad esempio il principio dell'efficacia diretta dei regolamenti comunitari. Con una celebre sentenza dei primi anni '60 è la Corte di giustizia che afferma questo principio. Il principio del primato della legislazione comunitaria sulle legislazioni nazionali, nelle materie contemplate dal Trattato, anche questo un principio di cardinale importanza. Ma anche altri principi: il principio di attribuzione, il principio di proporzionalità che poi verranno assorbiti dentro i Trattati. Questo ruolo
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