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1994/95 - PIER VIRGILIO DASTOLI - Direttore Rappresentanza della Commissione europea in Italia
Parliamo oggi del biennio 94/95, un biennio importante per la storia dell'Europa. Un biennio importante per alcuni avvenimenti, è importante perché a metà degli anni '90 lentamente, uno dopo l'altro, lasciano la scena dell'Europa alcuni protagonisti del decennio dall'85 all'95, protagonisti che, fra l'altro, avevano conosciuto in qualche modo, il dramma della guerra e arrivano sulla scena politica dei nostri Paesi alcuni protagonisti che non hanno conosciuto la guerra, e quindi hanno nei confronti dell'Europa un rapporto certamente diverso rispetto a coloro che capivano la necessità dell'integrazione europea per respingere la possibilità di nuove guerre sul nostro continente. Per quanto riguarda gli avvenimenti innanzitutto bisogna ricordare le elezioni dirette del Parlamento europeo nel giugno del '94, un nuovo Parlamento quindi entra sulla scena politica dell'integrazione europea. Bisogna ricordare il passaggio da una Commissione all'altra, finisce il decennio delle Commissioni Delors, Commissioni che hanno marcato in maniera profonda la storia dell'integrazione politica ed economica e sociale dell'Europa e inizia l'epoca della commissione Santer, che dura un po' meno di 5 anni. Inizia quell'ultima fase del dibattito per il passaggio all'Unione Economica e Monetaria, dibattito anche aspro, perché per esempio in Germania una parte della classe politica tedesca ritiene che soltanto alcuni Paesi sono in grado di rispettare e di dare delle garanzie per quanto riguarda l'Unione Economica e Monetaria. Esce proprio in quegli anni, nel settembre del '94, un documento molto importante che si chiama il documento sul "nucleo duro" elaborato dai democristiani tedeschi, secondo il quale soltanto 5 Paesi - la Germania, la Francia, il Belgio, l'Olanda e il Lussemburgo - hanno i titoli per entrare nell'Unione economica e monetaria, mentre non li hanno, questi titoli, altri Paesi, come l'Italia e la Spagna. Entrano all'inizio del '95, nell'Unione europea, 3 paesi del Centro e del Nord dell'Europa: l'Austria, la Svezia e la Finlandia. Non entra per la seconda volta, dopo aver respinto con un referendum il trattato di adesione, la Norvegia, che aveva detto di "no" nel '72 e che dice un'altra volta di "no" nel '94. Iniziano i negoziati con 10 nuovi Paesi, 10 nuovi candidati dell'Europa centrale, dell'Europa orientale e del Sud dell'Europa. I tre Paesi baltici, Estonia, Lettonia e Lituania; i 4 Paesi dell'Europa centrale, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia; 2 Paesi, isole del Mediterraneo, Malta e Cipro; e una delle Repubbliche dell'ex federazione jugoslava, la Slovenia. Ora, sull'adesione di questi Paesi si confrontavano in questi mesi due visioni. Una è quella della Commissione europea secondo la quale questi Paesi dovevano entrare l'uno dopo l'altro nella misura in cui essi rispettavano le condizioni politiche ed economiche, per aderire all'Unione. Era l'idea della “regata”, cioè che si parte tutti insieme ma poi arrivano al traguardo quelli che sono più veloci, uno dopo l'altro. Dall'altra parte c'era la visione del Parlamento europeo, cioè del “Big Bang”, cioè che tutti i 10 Paesi dovevano entrare contemporaneamente. Dopo un dibattito che vide coinvolti la Commissione, il Consiglio e il Parlamento, vinse la tesi del Parlamento ed è per questa ragione che successivamente, il primo gennaio del 2004, tutti e dieci i Paesi sono entrati contemporaneamente. L'apertura dei negoziati con questi Paesi, l'adesione di Austria, Finlandia e Svezia, pone il problema del funzionamento delle istituzioni europee, prima nelle discussioni del Consiglio, poi nei dibattiti del Parlamento, quindi si apre la prospettiva di un'altra modifica dei Trattati che un paio di anni dopo vedrà la luce con il Trattato di Amsterdam.
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