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1995 - PIER VIRGILIO DASTOLI - Direttore Rappresentanza della Commissione europea in Italia
Dopo un lungo periodo di gestazione, dopo una serie di accordi in parte bilaterali e in parte multilaterali, fra la Comunità europea e i Paesi del Mediterraneo, in particolare quelli raggruppati nel Mashrek, quelli raggruppati nel Magreb, l'Unione europea sottoscrive nel novembre del 1995 un importante accordo di partenariato con l'insieme dei Paesi del Mediterraneo, l'insieme dei Paesi che va dal Marocco fino al Libano e che ha una prospettiva quindicennale. L'idea è che entro il 2010 il Mediterraneo diventi non soltanto il "Mare Nostro", ma diventi ancora più "nostro", nel senso che diventi un grande mercato all'interno del quale possano circolare con maggiore libertà le persone, i beni, i servizi, i capitali e che soprattutto circoli la cultura, circoli la democrazia, circoli il dialogo fra civiltà diverse. Quest'accordo viene appunto firmato a Barcellona, questa grande città della Catalogna, alla fine di novembre del '95 ed è una delle tappe importanti delle relazioni fra l'Unione europea e prima le Comunità e i Paesi terzi. Ricordiamo che uno dei primi atti della Comunità europea era stato quello di sottoscrivere il Trattato di Lomè con i Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, cioè in buona parte con le ex-colonie e questo accordo con il Mediterraneo in qualche modo arricchisce e completa le relazioni, da una parte dell'Unione europea con questi Paesi e dall'altra parte delle relazioni che l'Unione europea va instaurando con altre parti del mondo, come per esempio l'Asean, in Asia, o la collaborazione nelle prospettive di dialogo con i Paesi dell'America Latina raccolti nel Mercosur. L'altra cosa importante del partenariato euro-mediterraneo è il fatto che alcuni Paesi come per esempio l'Italia, la Grecia o la Francia o la Spagna, ritengono importante compensare tutto lo sforzo che l'Unione europea aveva fatto per aprire un dialogo e aprire i negoziati per l'adesione con i Paesi dell'Europa centrale e orientale, compensare questo sforzo con uno sforzo di altrettanto livello con i paesi del Mediterraneo. Uno sforzo non soltanto di carattere politico, ma anche di carattere finanziario. In questa logica, appunto, è visto il dialogo euro-meditteraneo ed è una visione di grande prospettiva, perché tutto quello che avverrà negli anni successivi, dal punto di vista dei contrasti, delle tensioni, ma anche del terrorismo di fonte islamica, richiede appunto un rafforzamento del dialogo fra civiltà e certamente un rafforzamento del partenariato che, da questo punto di vista, è uno strumento importante che consente di far circolare le idee e quindi attraverso la circolazione delle idee, fa circolare anche il rispetto ciascuno dell'altro. Questo partenariato ha delle conseguenze, evidentemente, anche dal punto di vista commerciale, perché consente di abbattere quelle frontiere e di far scendere considerevolmente i dazi e consentire quindi ai prodotti dell'una e dell'altra parte di circolare più liberamente e quindi, attraverso uno sviluppo dei commerci, sviluppare maggiormente le economie. Da questo punto di vista, quindi l'Unione europea si conferma come un partner importante a livello internazionale, come un interlocutore indispensabile nel quadro di un mondo che si globalizza e di un mondo che deve avviarsi verso un sistema multipolare. La libera circolazione delle persone fra l'una e l'altra parte del Mediterraneo e soprattutto dalla parte del Mediterraneo meridionale verso il Mediterraneo settentrionale, pone evidentemente il problema della circolazione delle persone nell'Unione europea. Quindi da questo punto di vista è importante ricordare il fatto che dopo tanti anni di negoziati entra finalmente in vigore l'accordo di Schengen, un accordo che vede insieme alcuni paesi, non tutti i Paesi dell'Unione europea e che consente il pieno abbattimento delle frontiere fisiche, cioè la libera circolazione delle persone, fra la Germania, il Belgio, la Francia, il Lussemburgo, l'Olanda, la Spagna, l'Austria. L'Italia, che si deve
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