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2000/2004 - LA RIFORMA DELLE ISTITUZIONI – LA CRISI DELLE ISTITUZIONI - ROMANO PRODI - già Presidente della Commissione europea
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L’allargamento dell’Europa non era certo un fatto nuovo. L’Europa era nata con 6 paesi, poi si era sviluppata fino ad arrivare a 15, ma da 15 a 25 è veramente un aumento di dimensioni e di complessità che non aveva precedenti. E’ chiaro che questo allargamento richiedeva in parallelo una riforma profonda delle istituzioni, per rendere l’Europa in grado di affrontare i nuovi compiti. Il primo era quindi il problema della riforma interna della Commissione, cioè del modo di lavorare. Qui sono stati mesi e mesi di continuo affinamento di tutte le procedure, dei processi decisionali e soprattutto dei controlli sulla spesa, sul bilancio, perché vi erano stati dei punti di debolezza, come in tutte le istituzioni complesse, vi erano accuse che non vi fosse un rigore sufficiente nell’impiego dei mezzi e delle risorse, e quindi si è rifatta completamente l’analisi delle procedure con cui noi lavoravamo, con un rigore lavoro veramente straordinario, debbo dire. Si è fatta tante volte l’accusa di un’Europa che si espandeva e spendeva a destra e a manca, noi abbiamo conservato il numero dei funzionari a livello dei dipendenti di una media città europea, un quarto dei dipendenti del comune di Madrid o di Roma, quindi è una struttura piccola. Abbiamo, pur tenendo conto della Politica agricola, della politica di coesione, in modo da intervenire ad aiutare le parti più povere del continente, tenendo conto di tutto questo, noi siamo rimasti con una spesa inferiore all’1% del Prodotto nazionale lordo europeo. Se lo andiamo a chiedere a coloro che non sono esperti della materia tutti pensano che del bilancio sia il 5, 10, 20%, invece meno dell1%, con rigore, con serietà. Le nuove procedure trasparenti hanno fatto in modo che vi siano anche organismi di sorveglianza e controllo e soprattutto un forte rafforzamento del controllo del parlamento, in modo che nonostante l’Europa sia così complessa, ci si possa presentare di fronte ai cittadini con la faccia pulita e in modo trasparente, in modo che ogni euro speso possa essere controllato, e dal parlamento e da organi specifici di controllo del bilancio. Fatto questo è chiaro che c’era immediatamente un altro problema. L’allargamento esige anche un cambiamento totale, nel modello dei principi che regolano l’Unione europea, cioè un’Unione così grande ha bisogno di principi fondamentali condivisi, ha bisogno di quello che noi chiamiamo in un linguaggio semplice, di una Costituzione. E’ cominciato quindi, parallelamente all’allargamento l’idea di un processo costituzionale. Processo costituzionale che è sempre complicato proprio perché si parte dall’unione di paesi che hanno storie completamente diverse. Pensiamo ai fondamenti giuridici francesi, italiani, tedeschi o britannici, pensiamo alla diversità esistente nello stesso concetto di costituzione che c’è in questi paesi. Allora cercare di avere una “carta comune” per affrontare un futuro che dovrà essere comune per secoli e secoli è una delle missioni più importanti e più difficili. Ed è evidentemente cominciato un dibattito faticoso, perché ancora in Europa esistono, esistevano ed esistono due concetti fondamentalmente diversi, il primo di un’Europa un po’ come un’unione doganale o poco più, e l’altra invece come un’Europa di integrazione profonda. Avere una carta costituzionale che fonda queste diversità era ed è stata una grande sfida.
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