La sfera della difesa è il punto più significativo e, in un certo senso anche il più critico, dell'intero quadro delineato da Maastricht, poi da Amsterdam e da Nizza, per la politica di difesa e di sicurezza comune, ed è abbastanza intuibile che sia così. Intendiamoci, ora non abbiamo più i problemi drammatici della contrapposizione tra due blocchi, il blocco occidentale e il blocco sovietico. Oggi abbiamo però delle più insidiose situazioni di crisi, come quelle che si sono verificate nei Balcani occidentali, ma anche come quelle che si verificano in altre parti del mondo, più o meno in tutti i continenti. Ebbene, l'articolo 17 del Trattato, che riguarda esattamente i compiti dell'Unione europea nel settore della difesa, parla della definizione progressiva di una politica di difesa comune che potrebbe portare addirittura a forme integrate di difesa comune. Ma qual è l'ambito di questa politica di difesa comune? Intanto l'ambito è caratterizzato da un raggio d'azione specifico, le famose "missioni di Petersberg": sempre nel celebre articolo 17, il secondo paragrafo dice: "La questioni cui si riferisce il presente articolo includono le questioni umanitarie e di soccorso, le attività di mantenimento della pace e le missioni di unità di combattimento nella gestione di crisi", ivi comprese le missioni tese al ristabilimento della pace. Si chiamano "missioni di Petersberg" perchè furono definite dal Consiglio ministeriale dell’UEO nel 1992 in una riunione che si è svolta all'Hotel Petersberg, a due passi da Bonn. Sono le missioni che hanno caratterizzato, pensiamo, gli interventi militari concertati, anche a livello internazionale, a livello delle Nazioni Unite nei Balcani occidentali e altrove nel mondo. Ma l'organizzazione, qual è l'organizzazione di cui si giova l'Unione europea per svolgere queste missioni di Petersberg? Molto semplice, era la vecchia organizzazione dell'UEO, che in base al Trattato di Amsterdam, e con decisione rapidissima, è stata incorporata dentro l’Unione europea. L'UEO ha avuto così una funzione singolarmente strumentale, sia all'inizio, dal 1948 fino a 10 anni dopo, circa, poi un lungo periodo di attesa, ma di nuovo adesso una utilità, perchè ha prestato i suoi centri, il centro satellitare, il centro di alti studi strategici e così via, all'Unione europea. Ma qui vorrei sottolineare un punto capitale in materia di organizzazione militare ed è il rapporto con la NATO. Il Trattato è assolutamente chiaro e dice che la politica dell'Unione in materia di sicurezza e di difesa è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata nell'ambito dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, nell'ambito della NATO. Questo è fondamentale, perchè da allora è inimmaginabile una politica europea di sicurezza e di difesa, un PESD, senza un collegamento con la NATO, addirittura con la utilizzazione delle strutture della NATO e con la integrazione piena. L'UEO del resto ha una lunga tradizione di collaborazione con la NATO. Ma vogliamo vedere quali sono le strutture e le capacità militari a disposizione dell'Unione europea? Oggi cominciamo con le strutture, c'è un vero e proprio apparato per la gestione della situazione militare e delle azioni di Petersberg. C'è un comitato politico e di sicurezza, che è quello che ha le maggiori responsabilità anche di carattere politico; c'è un comitato militare dell'Unione europea, che elabora le strategie militari e segue le situazioni sul campo, attualmente c'è un generale italiano, il generale Rolando Mosca Moschini alla testa del comitato militare. C'è poi uno Stato Maggiore dell'Unione europea. Ma le capacità militari? Beh, ci sono innanzitutto le capacità militari che furono definite ad Helsinki, addirittura nel 1989: si tratta di una forza di 60.000 uomini, schierati in 60 giorni per almeno un anno; si tratta di 400 aerei e 100 navi, c'è un catalogo delle forze che è stato già predisposto; poi ci sono gruppi di intervento rapido, sono attualmente 13, di
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