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I PRIMI ALLARGAMENTI - FILIPPO MARIA PANDOLFI - già Vice Presidente della Commissione Europea
Uno degli elementi fondamentali della storia dell'integrazione europea è l'allargamento. Da un'Europa a 6, 1951, trattato CECA, a un'Europa a 25, nel 2004. è una storia importante per tantissimi aspetti, ma la vogliamo esaminare oggi sotto il profilo della presenza internazionale del soggetto europeo. Cominciamo dall'inizio, dal primo allargamento: si passa dai 6, Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo, in termini travagliati e con uno sforzo che è durato 20 anni, a un'Europa a 9. La grande questione è l'allargamento alla Gran Bretagna. Nel 1973, come è noto, entrano nell'Unione europea, la Gran Bretagna, l'Irlanda e la Danimarca. Perchè è importante l'allargamento anche in termini internazionali, alla Gran Bretagna? Perchè la Gran Bretagna ha sempre avuto, e mantiene tuttora, un suo ruolo originale sulla scena internazionale, pensiamo ad esempio alle relazioni privilegiate con gli Stati Uniti d'America, che hanno funzionato in grandi momenti di crisi e di difficoltà nel secolo passato, che dura anche all'inizio di questo secolo, ma pensiamo anche alla visione particolare che la Gran Bretagna ha del mercato mondiale. C'è una specie di lunga preparazione storica dentro il fatto dell'adesione. Ma pensiamo subito al momento successivo. Entrano successivamente nella Comunità Economica Europea, come si chiamava allora, ma oggi la chiamiamo più semplicemente Unione europea, Grecia, Portogallo e Spagna. Tre paesi che escono da esperienze dittatoriali interne. Questo è un fatto estremamente importante anche dal punto di vista della presenza internazionale dell'Unione europea, perchè indica che c'è una grande e forse irresistibile capacità di attrazione da parte dell'Unione europea nei confronti di paesi che tornano, arrivano, conquistano, consolidano le libertà democratiche al loro interno. Questo è un punto di capitale importanza che diventerà eccezionalmente significativo con la caduta del muro di Berlino. Caduta del muro di Berlino nel 1989, l'Europa è ancora a 12, ma gli allargamenti successivi saranno condizionati alla fine dell'Europa bipolare, a una sistemazione radicalmente diversa degli equilibri mondiali. In pratica all'apertura delle frontiere verso il Centro-Est. Questo è un fatto di grande significato, proprio perchè accentua la presenza internazionale della Unione europea, conferendole, naturalmente, anche degli obblighi nuovi, ad esempio, obblighi in materia di gestione delle crisi internazionali, perchè diventa adesso impossibile, dopo esser diventati un'Europa a 25, trascurare permanenti situazioni di crisi come quelle che si verificano nei Balcani occidentali. Ma vogliamo esaminarlo un po' meglio questo grande allargamento. Intanto ci sono 8 paesi dell'Europa centro-orientale: la Slovenia, l'Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Polonia, i tre paesi baltici, ma ci sono anche Malta e Cipro, quindi con una significativa estensione anche verso l'area mediterranea. Ma vorrei osservare al di là della pura e semplice nuova configurazione dell'Europa a 25, che c'è una convergenza di 2 impulsi simmetrici, perchè è vero che da una parte ci sono questi paesi che hanno fatto dell'adesione all'Unione europea una specie di grandissimo motivo ispiratore della loro nuova politica, quasi il riconoscimento del loro nuovo status nazionale e internazionale; ma bisogna anche dire che c'è stato dall'altra parte anche un elemento di pronta risposta europea agli appuntamenti e alle missioni proclamate per l'Unione europea da parte della storia. Perchè c'è una missione e un destino in questo allargamento e questo è estremamente importante, anche perchè guardando ai possibili, probabili, futuri allargamenti, non può venire mai in meno, da parte dell'Europa, la consapevolezza che c'è una presenza internazionale che è missione e destino dell'Unione europea.
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