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LE RELAZIONI TRANSATLANTICHE - FILIPPO MARIA PANDOLFI - già Vice Presidente della Commissione Europea
Il tema dei rapporti tra Unione europea e Stati Uniti d'America é uno dei temi importanti della presenza internazionale dell'Unione europea sulla scena mondiale. C'è una prima lunga fase quarantennale di questi rapporti, è la fase della guerra fredda, è la fase in cui l'Unione europea non ha una sua politica estera. Ci sono due elementi caratterizzanti, il primo molto importante anche sul piano politico-psicologico. Gli Stati Uniti d'America sono sempre stati forti sostenitori della integrazione comunitaria, fino dall'inizio dei primi anni '50, fino ad arrivare poi fino ai giorni nostri. La seconda questione, che già fino da allora si profila, è che insieme a questo sostegno esistono però delle fisiologiche ragioni di dissenso. Gli Stati Uniti sono una grandissima potenza economica mondiale, la comunità europea si sviluppa come grande mercato unico europeo, è abbastanza immaginabile che contrasti possano sorgere da una parte e dall'altra. Io stesso ne fui testimone appena arrivato a Bruxelles, nel 1989, come VicePresidente della Commissione europea. Ma tutto cambia, evidentemente, con la grande svolta della situazione politica mondiale e della situazione politica europea: 1989-1990. Caduta del muro di Berlino, unificazione tedesca e, nel 1991, addirittura la fine dell'impero sovietico, della stessa Unione delle Repubbliche Socialista Sovietiche. E' chiaro che questi fatti implicano la necessità di una rielaborazione molto più condivisa e impegnata dei rapporti fra Stati Uniti e Unione europea. Io considero un manifesto il discorso che James Baker III, Segretario di Stato nell'amministrazione di George Bush Senior, fece a Berlino nel mese di dicembre del 1989. Parlava di una nuova Europa e di un nuovo atlantismo come dei pilastri dell'architettura di un nuovo ordine internazionale. Vorrei ricordare che da questo discorso nasce la "Dichiarazione transatlantica" che è un testo fondamentale del 1990. Da una parte gli Stati Uniti, dall'altra l'Unione europea, decidono in sostanza di darsi un calendario estremamente preciso e importante di relazioni bilaterali. Addirittura i due incontri annuali con i massimi vertici delle due parti, anno per anno. Ma c'è poi tutta una serie di azioni convergenti in una quantità di campi. In questo quadro evidentemente nascono delle nuove responsabilità per l'Unione europea, nasce una politica estera e di sicurezza comune, nasce una politica di difesa comune, si intensificano i rapporti con la NATO, ci sono interventi comuni delle due parti, nel Balcani occidentali, pensiamo alla Bosnia Erzegovina e poi pensiamo al Kosovo. Ma poi la storia dei rapporti bilaterali conosce una crisi. E' la crisi del 2003, in occasione dell'intervento americano in Iraq. Da una parte ci sono i paesi favorevoli, partecipi di questa operazione, parlo del Regno Unito, parlo dell'Italia, parlo della Spagna, parlo dei paesi candidati, dall'altra parte, a partire da Francia e Germania ci sono i paesi contrari. Vorrei però ricordare che nonostante questa grave crisi, il quadro non si spezza, rimane, per esempio ancora fermissima la coscienza dell'indispensabilità della NATO come unico schema di sicurezza collettiva per Stati Uniti d'America e per Unione europea. Siamo arrivati al 2005, sono cresciute le difficoltà in Iraq, che non è certamente una questione facilmente e rapidamente risolvibile, sono anche venute meno alcune pregiudiziali negative a livello europeo è probabilmente questo un momento di svolta. La ripresa piena di una solidarietà condivisa tra Stati Uniti d'America e Unione europea è condizione per la crescita della stessa Unione europea, ma è soprattutto condizione per la sicurezza e la pace nel mondo.
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