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IL COORDINAMENTO DELLE POLITICHE ECONOMICHE - MARIO MONTI - Presidente Università "Bocconi" Milano, già Commissario Europeo per la Concorrenza
La nascita dell'Unione economica e monetaria e dell'Euro ha comportato delle grandi novità per l'Europa, per gli europei, ma anche per il mondo, e per il modo in cui avviene il tentativo di coordinare le politiche economiche a livello internazionale. Infatti l'Unione economica e monetaria ha una serie di regole e di aspetti interni all'Europa - sappiamo la disciplina dei bilanci pubblici, il Trattato di Maastricht, il 3% di limite al disavanzo, il patto di stabilità e di crescita, che è un accordo supplementare tra gli Stati per esercitare nel concreto questa disciplina di Maastricht -. Quindi questa è l'ossatura interna all'Europa dell'Unione economica e monetaria, a presidio della stabilità dell'Euro. Ma da quando è nato l'Euro l'Europa ha anche cambiato faccia nel suo modo di presentarsi al mondo, non solo perchè il suo prodotto monetario, l'Euro, è sempre più utilizzato al di fuori dell'Europa. Mi trovavo qualche giorno fa a Mosca, dove ovviamente si usano rubli per fare acquisti, ma c'è anche accettazione di dollari e di Euro. La Banca centrale cinese colloca una parte crescente delle sue riserve valutarie, che stanno fortemente aumentando, data la gigantesca dimensione delle sue esportazioni in Euro. Ma in più c'è il fatto che l’Europa adesso si presenta in modo più unitario ai tavoli dove avviene il coordinamento della politica economica a livello internazionale. In particolare, nel campo delle discussioni monetarie, mentre una volta si presentava un'Europa “babele monetaria”, con la Banca centrale tedesca, quella francese, quella italiana, quella Inglese, oggi, non per tutta l’Unione europea, ma per una grande parte, si presenta il presidente della Banca Centrale Europea. Si parla di un "G3", dal punto di vista monetario, di un "gruppo dei 3", con la Federal Reserve Bank degli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea e la Banca del Giappone. Sempre di più peseranno anche, per esempio, le autorità monetarie cinesi. Questo è uno degli aspetti in cui, storicamente, quando l'Unione europea fa un passo avanti verso l'unità, come ha fatto adesso nel campo monetario, riesce anche ad essere più presente, più assertiva, più rispettata, più ascoltata e più incisiva, anche nell'interesse dell'Europa, sul piano internazionale. Ci sono solo tre campi per ora nei quali l'Unione europea decide in modo unitario e parla con una voce sola a livello di interlocutori al di fuori dell'Unione europea. Questi tre campi sono: due classici, fin dal Trattato di Roma del 1957, cioè la politica del commercio estero, cioè i grandi accordi commerciali, dentro per esempio l'Organizzazione Mondiale del Commercio; l'altro è la politica della concorrenza, o "Antitrust", gestita dalla Commissione europea, non dai singoli Stati membri ; il terzo, nato solo da qualche anno, è il campo della moneta, quindi della Banca Centrale Europea. Sappiamo che un anno fa era stato approvato dai Governi un nuovo Trattato costituzionale, che poi, per ora, non è entrato in vigore perchè la Francia e l'Olanda hanno respinto la ratifica: questo Trattato costituzionale avrebbe esteso in qualche misura la novità dell'Europa che parla con una voce unica anche al campo cruciale della politica estera. La mancata entrata in vigore della costituzione ritarda purtroppo il momento in cui, anche in questo campo, l'Unione europea potrà parlare, come in quelli più economici, con una voce sola.
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